Andriolo De Sanctis

    Nato entro il 1320, e morto fra il 1372 e il 1375, Andriolo De Sanctis fu scultore e architetto veneziano fra i più importanti dell’epoca, attivo per una committenza d’alto rango, sia laica che religiosa, dislocata soprattutto nell’entroterra veneto. La sua vicenda biografica e lavorativa è ricostruibile sulla base dei numerosi documenti che lo riguardano e delle opere che ancora sopravvivono, che parlano di uno scultore assai prolifico, impegnato a dirigere con piglio imprenditoriale botteghe in cui erano ingaggiati molti scultori e pure membri della sua stessa famiglia, in cantieri che egli amministrò spesso a distanza, suscitando talvolta le lamentele dei suoi committenti[1].

    La sua prima opera nota, e ben documentata, è a Vicenza: in quella città fu incaricato fra il 1342 e il 1344 di realizzare due portali nella chiesa francescana di San Lorenzo[2]. Sopravvive ora quello di facciata, che mostra il finanziatore dell’impresa, Pietro da Marano detto Nan, inginocchiato al cospetto della Vergine in trono col Bambino, alla presenza dei santi Francesco e Lorenzo. Della folta bottega attiva sotto la direzione del maestro faceva parte anche lo scultore Andrea da San Felice, parente di Andriolo[3].

    Nel 1351 fu ingaggiato dai Carraresi per scolpire l’arca di Jacopo II (e probabilmente anche quella gemella di Ubertino) nella chiesa domenicana di Padova, dedicata a Sant’Agostino[4]. Gli imponenti monumenti funebri sono ora riallestiti nella chiesa degli Eremitani e furono realizzati con la collaborazione di altri lapicidi che si può pensare lavorassero sotto la direzione del protomagister Andriolo. Sempre agli Eremitani gli fu affidata nel 1364 una cappella dedicata a San Nicola da Tolentino, ora non più esistente, e verosimilmente addossata alla parete di controfacciata della chiesa, da immaginare simile alla cappella della Madonna Mora al Santo[5]. Nella stessa chiesa agostiniana di Padova sopravvive una sua scultura con la Madonna col Bambino ora ricollocata nella cappella Sanguinacci, ma proveniente forse da una cappella dedicata alla Vergine collocata sotto al tramezzo un tempo esistente nella chiesa[6]. Infine, realizzò ancora nel medesimo edificio la lastra tombale di Enrico Spisser (1373), per il quale realizzò un riquadro votivo pittorico nella stessa cappella Giusto de’ Menabuoi[7].

    Nel 1372 firmò il contratto per la cappella di San Giacomo al Santo, per la quale eseguì verosimilmente anche il progetto architettonico, oltre che alcune sculture della facciata[8]. Alla sua morte, avvenuta prima del 1375, l’incarico fu assunto e portato a compimento dalla bottega, di cui faceva parte suo figlio, di nome Giovanni[9].

    Molte altre opere gli sono assegnate per via stilistica, sebbene tali attribuzioni non trovino una concorde condivisione in sede critica. Fra esse, la tomba dell'ambasciatore fiorentino Duccio degli Alberti morto nel 1336 e sepolto nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia; la tomba del doge Giovanni Gradenigo nella stessa chiesa[10]; alcune sculture in Palazzo Ducale a Venezia[11]; il ritratto di Tito Livio sulla porta delle debite nel Palazzo della Ragione di Padova[12]; e numerose altre sculture sia erratiche sia in situ in varie località del Veneto[13].

     

    [1] L. Bourdua, Time-keeping in fourteenth-century Venetian sculpture: Andriolo de Santi’s absenteeism, “The Sculpture Journal”, 19 (2010), 1, pp. 102-107.

    [2] Eadem, The Franciscans and Art Patronage in Late Medieval Italy, Cambridge 2004, pp. 71-88; L. Trevisan, Il tempio di San Lorenzo a Vicenza, Treviso 2011, pp. 66-77.

    [3] S. D’Ambrosio, in La basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Pantheon della Serenissima, a cura di G. Pavanello, Venezia 2013, pp. 85-88, cat. 13A, e bibliografia lì menzionata.

    [4] G. Biscaro, Le tombe di Ubertino e Jacopo da Carrara, “L’Arte”, 2 (1899), pp. 88-97.

    [5] Sulla cappella e sulla sua possibile collocazione, con letteratura pregressa: Z. Murat, Le arche di Ubertino e Jacopo II da Carrara nel percorso stilistico di Andriolo de' Santi, “Predella. Journal of visual arts”, 33 (2013 [2014]), pp. 185-220: 193-195. Un’ipotesi diversa è stata proposta da Carlo Pùlisci, che la argomenta nella sua tesi dottorale: C. Pùlisci, Il complesso degli Eremitani a Padova: l’architettura di chiesa e convento dalle origini a oggi, tesi di dottorato di ricerca in Storia e critica dei beni artistici, musicali e dello spettacolo (XXV ciclo), Università degli studi di Padova, supervisore G. Valenzano, anni acc. 2010-2012, pp. 93-96.

    [6] W. Wolters, La scultura veneziana gotica (1300-1460), Venezia 1976, 2 voll, I, p. 38; A.M. Spiazzi, Il restauro della Madonna con il Bambino nella chiesa degli Eremitani, “Padova e il suo territorio”, XIII (1998), 72, pp. 46-47; Murat, Le arche di Ubertino…, cit., p. 199, nota 37.

    [7] Il documento relativo a questa commissione fu reso noto e pubblicato da Benjamin Kohl (B.G. Kohl, Giusto de’ Menabuoi e il mecenatismo artistico in Padova, in Giusto de’ Menabuoi nel Battistero di Padova, a cura di A.M. Spiazzi, Trieste 1989, pp. 13-30: 23, doc. 2. Inoltre: S. D’Ambrosio, I de Sanctis, lapicidi veneziani del Trecento, tesi di laurea specialistica in Scienze dei Beni Culturali, Università degli studi di Verona, Facoltà di Lettere e Filosofia, relatore T. Franco, anni acc. 2007-2008, p. 225; Murat, Le arche di Ubertino…, cit., p. 193.

    [8] L. Bourdua, Death and the patron: Andriolo de Santi, Bonifacio Lupi and the Chapel of San Giacomo in Padua, “Il Santo”, 39 (1999), pp. 687-697, Eadem, The Franciscans and Art Patronage, cit., pp. 109-123.

    [9] Ivi, p. 113.

    [10] S. D’Ambrosio, Il doge Giovanni Gradenigo, lo scultore Andriolo de’ Santi e i disegni di Grevembroch, in Santa Maria Gloriosa dei Frari. Immagini di devozione, spazi della fede / Santa Maria Gloriosa dei Frari. Devotional spaces, images of piety, atti del convegno (Venezia, maggio 2013), a cura di D. Howard, C. Corsato, Padova 2015, pp. 163-175.

    [11] A. Sgarrella, Andriolo de' Santi al Palazzo Ducale di Venezia, “Commentari d'arte”, 16 (2010), 45, pp. 39-49.

    [12] Ivi, p. 47.

    [13] Wolters, La scultura veneziana gotica…, cit., pp. 32-39; Idem, Andriolo de Santi (voce), in Enciclopedia dell’Arte Medievale, Roma 1991, I, pp. 623-624; A. Sgarrella, Andriolo de’ Santi…, cit.; Eadem, Per un riesame del corpus di magister Andriolus tajapiera, “Commentari d’arte”, 18 (2012 [2013]), 52/53, pp. 22-36.

    Zuleika Murat